Riflessioni in materia di imposta di pubblicità

L’imposta di pubblicità, nell’ambito dei tributi locali, presenta taluni problemi applicativi che necessitano di alcune riflessioni. Si tratta di questioni possono essere affrontate alla luce di una corretta interpretazione del presupposto di imposta, che va analizzato non solo in base alla natura locale del tributo e quindi alla valorizzazione dei luoghi e dei destinatari potenziali del messaggio pubblicitario, ma alla stessa natura di imposta di tale forma di prelievo. In quest’ottica, l’imposta va interpretata tenendo conto che il presupposto non può essere collegato al mero sfruttamento di spazi pubblici per fini privati, ma si fonda sul fatto che chi effettua la pubblicità manifesti una specifica forza economica. L’imposta grava su una platea potenzialmente aperta di soggetti passivi che, esercitando un’attività economica, promuovono la domanda di beni e servizi o migliorano la loro immagine tramite un’ampia gamma di comunicazioni diversa da quelle assoggettate al diritto sulle pubbliche affissioni. Occorre valorizzare la finalità della pubblicità da parte dell’esercente l’attività d’impresa, che, oltre a rispondere ad una funzione informativa, assolve quella funzione persuasiva finalizzata ad accrescere la propensione al consumo del prodotto o del servizio oggetto di pubblicità. È possibile risolvere, in tal modo, le questioni sorte in tema di individuazione dell’ambito applicativo dell’imposta, della base imponibile e della sua commisurazione, con particolare riguardo alle problematiche in tema di esenzioni e riduzioni (Cfr. di recente Cass.civ., sez. V., 31 marzo 2017, ordinanza n. 8427).

Questi temi li affronto qui:

http://www.innovazionediritto.it/download.php?file=2017_06_04.pdf

 

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